Le fasi di lavorazione di un capo sartoriale
Riprendere le fila del discorso dopo così tanto tempo dall'ultimo post non è affatto facile. Mi sono chiesta quale sarebbe stato il modo giusto per riprendere, con quale argomento e soprattutto perché farlo.
A quest'ultima domanda ho trovato subito la risposta ed è semplicemente perché amo scrivere, da sempre, da quando ho imparato a farlo e non nego che lo adoro almeno quanto il mio lavoro, poi se a questo aggiungiamo che scrivo di ciò che faccio e realizzo nel mio atelier, allora mi è sembrato ovvio riprendere quest'attività.
So già da ora che i post non saranno pubblicati regolarmente, come sempre è stato d'altronde, ma il tempo che ho a disposizione è sempre poco e negli anni si è ridotto drasticamente. Il lavoro, per mia grande fortuna, è aumentato sempre più e di conseguenza il tempo per tutto il resto si è ridotto, a ciò c'è da considerare anche l'uso dei social. Tenere aggiornata una pagina sui social richiede tempo e questo ha gravato sul blog che è rimasto fermo al novembre 2015.
Ovviamente ciò che mi ha spinta maggiormente a rimettere mano al blog non è solo l'amore per la scrittura, ma perché mi sono resa conto che quando posto qualcosa sui social una semplice foto e qualche riga scritta non basta per raccontare o approfondire un argomento. Il blog invece è il posto giusto per farlo, soprattutto per ciò che va spiegato e illustrato per bene, quindi, da oggi diventerà il contenitore per tutti quegli argomenti degni di approfondimento, sperando siano utili a qualcuno.
Dopo questa iniziale e indispensabile premessa, posso finalmente scrivere dell'argomento di questo post, ovvero quelle che sono Le fasi di lavorazione di un capo sartoriale.
Ho voluto iniziare con questo argomento perché mi sono spesso sentita chiedere, da chi vorrebbe farsi realizzare un capo sartoriale per la prima volta, come funziona tutto il processo che porta al confezionamento di un abito. In effetti è importante ai fini della scelta da parte del cliente sapere come lavora un artigiano/a, quali sono gli strumenti e i materiali impiegati per eseguire il lavoro e ovviamente conoscere ogni procedura che porta al prodotto finito.
Spesso mi viene detto che ho le mani di fata, che faccio le magie, che è così difficile capire come un pezzo di stoffa diventi un favoloso abito da indossare. Non nego che tutto ciò mi faccia piacere, ma dietro al mio lavoro non c'è nessuna magia, non uso bacchette magiche ma solo tanta tecnica che continuo ad apprendere giorno dopo giorno e la passione per procedere con entusiasmo. Quello che sicuramente c'è, oltre al sapere tecnico, è una forte componente empatica che mi permette di capire quello che il cliente si aspetta dal mio lavoro perché il più delle volte non si tratta solo di realizzare un capo d'abbigliamento, ma di confezionare un abito che sarà indossato per un'occasione importante della vita, che siano i festeggiamenti per i diciotto anni, il matrimonio o la laurea non ha importanza, quello che ci si aspetta è di emozionarsi, di vivere un momento speciale e indimenticabile.
Ma allora, come si svolge questo splendido lavoro? Da dove si parte e come si procede a trasformare un pezzo di stoffa in un abito sartoriale?
Prima fase: la consulenza
Tutto ha inizio dalla prima consulenza con il cliente che commissiona il capo, purtroppo per me, molto spesso ha un'idea poco chiara di ciò che vuole, o al contrario ha un'idea così precisa e sfaccettata che invece di un solo abito si potrebbe realizzare un'intera collezione.
Il mio compito in questa fase è molto complesso perché richiede l'impiego di diverse competenze, alcune tecniche ed altre divinatorie. (Forse chi ci vede della magia dietro il mio lavoro non sbaglia del tutto 😕).
Il mio compito quindi, è quello di guidare il cliente nelle scelte che in questa fase dovrà compiere e che non sono poche. Assodato che abbia già deciso quale capo vuole farsi confezionare, dovrà scegliere tra le varie opzioni che propongo dello stesso abito. Questo succede in particolare per gli abiti da cerimonia femminili proponendo diverse varianti al modello di base, che può essere aderente, scivolato, oppure leggermente svasato o ampio e che per grandi linee rispecchia i gusti e lo stile della cliente. Quindi, alla linea di base dell'abito propongo i vari optional tra cui scegliere, che poi tanto optional non sono, dato che si tratta di scegliere il tipo di scollo, se ci saranno o meno le maniche e in tal caso quale tipo di maniche, la lunghezza della gonna e così via fino ai veri e propri dettagli. Una volta che la cliente ha fatto tutte queste scelte, eseguo un primo schizzo del modello e intanto sono trascorsi tra un minimo di dieci minuti ad un'ora o anche più.
La consulenza continua con altre scelte da compiere: i tessuti. Qui il mio compito diventa molto più tecnico perché devo selezionare, tra le varie tipologie di tessuti, quelli che risultano più adatti per confezionare l'abito scelto. Molto spesso, giunti a questo punto della consulenza, capita di stravolgere il modello iniziale e disegnarne un altro completamente diverso. Di solito la colpa è la mia perché i tessuti mi ispirano sempre nuove idee e quindi comincio a proporre varianti su varianti fino a disegnare un nuovo modello. Inutile dire che conviene interrompere la consulenza perché la cliente ha bisogno di riflettere con calma prima di prendere una decisione.
Tuttavia siamo arrivati alla fine di questa prima fase consultiva che si conclude con il rilevare tutte le misure che servono per procedere così alla seconda fase.
Seconda fase: la progettazione del modello
Quando la consulenza con il cliente è stata proficua e chiara si può procedere a quella che definisco la fase di progettazione, che richiede le maggiori conoscenze e capacità tecniche di questo mestiere. Quelle conoscenze che non sono mai troppe e che non si smetterà mai di apprenderne di nuove. E' la fase in cui la concentrazione è massima perché sbagliare un calcolo o riportare una misura diversa compromette tutto il lavoro.
In questa fase si procede a realizzare un vero e proprio progetto su carta dell'abito che in gergo tecnico viene chiamato cartamodello. Solitamente nelle aziende di moda che producono abbigliamento in serie, questo lavoro è svolto dal modellista, una figura professionale altamente specializzata che nulla ha a che fare con il confezionamento vero e proprio dell'abito e che sempre più spesso svolge attraverso dei software CAD specifici per il modellismo. In ambito artigianale invece, il più delle volte la figura del modellista corrisponde a quella del sarto/a, proprio come nel mio caso.
Con il solo uso di una matita, una penna, una riga, una squadretta e al massimo un curvilinee, si traccia il disegno in piano dell'abito basandosi sulle misure prese al cliente.
Una volta completato il cartamodello, si tagliano le varie parti di cui è composto e si appoggiano sul tessuto per poterlo tagliare. Questo passaggio viene definito piazzamento su stoffa.
In alcuni casi, quando si tratta di realizzare un modello semplice o comunque che non nasconde particolari insidie, si può tracciare il modello direttamente su stoffa, evitando così di realizzare il cartamodello. Si tratta di una scelta che può essere compiuta da chi è particolarmente esperto e sa esattamente cosa deve fare, senza rischiare di sbagliare, altrimenti è meglio sprecare un po' di carta in più che rovinare irrimediabilmente un tessuto. Addirittura quando il tessuto è particolarmente pregiato e il modello da realizzare ha tagli o volumi complessi si può optare per il confezionamento di una tela di prova che consiste nel creare l'abito per la prova con un tessuto apposito, dal costo irrisorio, che viene chiamato tela. Solo dopo la prova sul cliente si procede a confezionare l'abito con il tessuto scelto.
Con il taglio delle varie parti dell'abito si conclude questa fase progettuale.
Terza fase: la confezione
Giunti a questa fase, l'abito è solo un insieme di pezzi di stoffa che vanno cuciti tra loro. Solitamente si cuciono le varie parti con l'impiego delle macchine da cucire, ma a volte si procede a mano con ago e filo, questo perché si può avere a che fare con tessuti particolarmente delicati come quelli che presentano una lavorazione con perline e durante la cucitura potrebbero rompere l'ago della macchina.
In questa fase possono essere necessarie una serie di operazioni che variano a seconda di ciò che si deve confezionare, come ad esempio applicare delle apposite tele di rinforzo interne, oppure cucire una zip, o ancora impiegare delle coppe di sostegno per il seno, mettere delle stecche in regilene o in ferro, così come mettere una fodera.
Ovviamente dipende molto da cosa si deve realizzare perché tutto ciò che ho elencato potrebbe avvenire anche in una fase successiva a quella della prova sul cliente. Sicuramente quello che in questa fase conviene fare, tessuto permettendo, (mi rendo conto che ci sono sempre troppe eccezioni alla regola in questo lavoro 🤷♀️) è di procede alla stiratura delle cuciture, ovvero le parti di congiunzione dei vari pezzi.
Finalmente, una volta terminata questa fase di confezione, l'abito è pronto per la prima prova sul cliente.
Quarta fase: la prova
A questo punto si ritorna ad interfacciarsi con il cliente e le sue reazioni alla prima prova dell'abito che non sempre sono di entusiasmo, soprattutto quando si tratta del suo primo capo realizzato su misura. Potrebbe avere l'impressione che per vedere finalmente l'abito completo e rifinito in tutte le sue parti dovrà aspettare parecchio tempo. C'è da dire che in questa fase l'abito è solo abbozzato perché molte parti sono imbastite e poi manca tutto ciò che lo renderà spettacolare ed unico.
Mi rendo conto che in alcuni casi il cliente deve fare un grande sforzo ad immaginarsi come sarà l'effetto finale ma in fondo nella prima prova ciò che conta è vedere la vestibilità, come cade una volta indossato, se va accorciato o modificato perché vesti alla perfezione, come fosse una seconda pelle.
Dopo questa prima prova si procede ad apportare le modifiche necessarie ed eventualmente effettuare una seconda prova per avere la certezza che sia tutto perfetto e proseguire così con l'ultima fase della lavorazione.
Quinta fase: le rifiniture
Siamo giunti alla fase conclusiva del processo di lavorazione di un capo sartoriale che è interamente dedicata alle rifiniture. Queste possono considerarsi dei dettagli, ma per un abito sartoriale sono assolutamente indispensabili perché saranno queste a fare la differenza e renderlo unico e speciale.
Quasi sempre un capo sartoriale viene rifinito totalmente a mano e il tempo impiegato per tali rifiniture può essere relativamente veloce così come richiedere alcuni giorni, ovviamente dipende tutto dal tipo di abito che si confeziona.
Questa è una delle fasi che amo di più di tutto il processo produttivo perché è qui che tutto il lavoro fatto in precedenza prende vita in un abito che può diventare un vero pezzo d'arte. Molto dipende dalla leggerezza della mano che quasi deve sfiorare il tessuto con l'ago mentre esegue la cucitura di un orlo affinché il filo resti nascosto tra le sue trame. Precisione e pazienza sono i requisiti indispensabili per portare a termine questa delicata fase.
Nell'alta moda vengono impiegate maestranze specializzate che si occupano esclusivamente della rifinitura dei capi e tra loro ci sono anche i ricamatori e le ricamatrici che eseguono ricami anche molto complessi con perline, cristalli e paillettes.
Avrete ormai capito che in questa fase del lavoro non si tratta solo di "dare dei punti a mano" perché è qui che si crea la giusta armonia da dare all'abito. Applicare dei ritagli di pizzo in un determinato punto piuttosto che in un altro può influire sull'armonia complessiva, così come eseguire un motivo decorativo ricamato con perle e cristalli.
L'ultimissimo tassello che completa tutto il processo è la stiratura. Anche questa viene eseguita in maniera attenta e scrupolosa affinché si consegni al cliente un abito assolutamente impeccabile.
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A presto!
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